Cripta del Crocefisso e della ss.Trinità Sulla strada che da Ruffano conduce a Casarano, in località Manfio, è situato il complesso rupestre costituito da due cripte ipogee: la cripta della Trinità o dell’Eternità e quella del Crocifisso o di Santa Costantina, antica grancia basiliana della chiesa parrocchiale di rito greco dedicata a San Foca.I reperti rinvenuti all’interno delle cripte documentano che furono utilizzate dall’uomo sin dalla Preistoria ma raggiunsero il massimo splendore nel periodo di dominazione bizantina, quando vi si insediarono i monaci basiliani. Nel Basso Medioevo l’insediamento divenne stazione sulla via della “perdonanza”, che si snodava lungo il crinale della Serra, percorsa dai pellegrini che si recavano al Santuario di Leuca. (passando dalle chiese-cripte della Coelimanna di Supersano, di S. Maria della Serra, di S. Maria della Sanità e di S. Angelo fino alla chiesa del Crocifisso di Ruffano, per poi passare dalla chiesa di Casaranello, di S. Maria della Strada a Taurisano, da Veretum verso Finibus Terrae).A partire dal IX secolo d.C, in seguito alle persecuzioni iconoclastiche di Bisanzio, giunsero nel Salente dalla vicina Grecia i monaci basiliani appartenenti all’ordine di San Basilio, vescovo di Cesarea del Ponto, fondatore del monachesimo orientale. Essi si rifugiarono nelle grotte naturali presenti nella zona, dando vita al fenomeno eremitico della vita solitaria in grotte e a cfuello cenobitico delle laure monastiche. Nella regola di san Basilio la vita cenobitica rappresentava la forma di convivenza perfetta: i beni erano in comune ed i monaci vivevano alternando vita attiva e vita contemplativa,preghiera e lavoro nei campi, alla ricerca di un equilibrio che permettesse di arrivare a Dio e salvare l’anima.Quest’ordine monastico contribuì al miglioramento e alla diffusione dell’ulivo, della vite, della vallonea. I loro depositi erano sempre colmi di provviste di ogni genere che servivano non solo al sostentamento dei monaci, ma anche a sopperire ai bisogni della popolazione locale in caso di gravi calamità o persecuzioni. I contatti con la popolazione locale furono così frequenti che le cripte divennero i centri di vita religiosa anche per le comunità contadine che vi si radunavano nei giorni di festa.Nel secolo XIV la cripta del Crocifisso passò sotto il controllo dei monaci Olivetani di Galatina e tale passaggio segnò iltramonto della cultura bizantina e del rito greco sostituiti dalla cultura romana e dal rito latino.Oggi si conserva la cripta-santuario dedicata a Santa Costantina, ancora adibita al culto, con i ruderi del cenobio di origine greca.All’interno si trovano affreschi risalenti ai secoli XVI-XVII, periodo di controllo degli Olivetani; non resta traccia degli “affreschi di santi che benedicono more graecorum collocati nella zona più interna della cripta”, citati da Cosimo De Giorgi nel 1885.
cfr. A. de Bernart – M. Cazzato – A. Lupo – li. Inguscio: “Im cripta del Crocifisso di Ruffano. Storie e geografie sconosciute” Congedo editore 1998 .
Prof.ssa Maria Assunta TempestaTratto da “Pizzica, che festa! San Rocco 2003”, di Don Rocco Zocco, Tipografia “A.Inguscio”, Ruffano, 2003.
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